La rivista “Diversity” ha pubblicato uno studio scientifico che prende in analisi il DNA del muflone sull’Isola del Giglio, rivelando l’unicità genetica di questi animali. La notizia è molto interessante, anche perché i mufloni del Giglio sono animali sui quali si è molto discusso negli ultimi tempi. L’ente Parco dell’Arcipelago Toscano, infatti, ha varato un progetto di eradicazione di questa specie dall’Isola del Giglio, ritenendola dannosa per l’ambiente, in quanto non autoctona. La decisione ha scatenato molte polemiche da parte degli ambientalisti, e non solo. Questo studio rafforza di fatto le ragioni di chi vuole salvaguardare questi animali, attualmente un unicum dal punto di vista genetico.
Una sorprendente scoperta sul DNA dei mufloni del Giglio:
Lo studio scientifico indipendente pubblicato da Diversity si intitola “Islands as Time Capsules for Genetic Conservation: The Case of the Giglio Island Mouflon”, in italiano: “Le isole come capsule temporali per la conservazione della diversità genetica: Il caso del muflone dell’Isola del Giglio”. Secondo questa ricerca, i mufloni che popolano l’Isola del Giglio sono probabilmente una popolazione relitta, estinta altrove. Rappresentano quindi un elemento di biodiversità unico, da studiare e da preservare. I ricercatori hanno infatti confrontato il DNA dei mufloni del Giglio con quello degli omologhi provenienti da Sardegna e Corsica. Sin dalle prime analisi si è subito notato che i mufloni toscani possiedono delle varianti genetiche che non si riscontrano più nella popolazione sorgente, ovvero in quella sarda.
Lo studio ha visto impegnati scienziati dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, dell’Università di Sassari e dell’Università degli Studi di Siena, del Cabinet Vétérinaire Les Deux Iles Santa Maria Siché, Corse du Sud, nonché della Commissione per la sopravvivenza della specie dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura.
Il muflone del Tirreno, noto anche con il nome scientifico di Ovis gmelini musimon discende dal muflone asiatico. È considerato da molti come il progenitore delle odierne pecore da allevamento. È stato introdotto in Sardegna e in Corsica circa 7.000 anni fa. Nell’Europa continentale sono stati introdotti diversi mufloni intorno al XVIII secolo, ma buona parte di questi si sono estinti. Nel 1955 furono introdotti sull’Isola del Giglio 7 esemplari di mufloni tirrenici, su iniziativa del professor Ugo Baldacci e di noti zoologhi italiani come Alessandro Gighi (fondatore dell’ISPRA), Renzo Videsott (direttore del Parco del Grand Paradiso) e Augusto Toschi. Gli animali erano ospitati in un recinto privato sul promontorio del Franco. In questa occasione si decise anche di erigere una statua in bronzo di un muflone in cima al Poggio Zuffolone.
Gli animali si sono riprodotti e hanno trovato il loro posto sull’Isola. Gli scienziati chiedono ora che cessi l’operazione di cattura, traslocazione, di sterilizzazione e di abbattimento dei mufloni imposta dall’Ente Parco. Questi esemplari rappresentano un patrimonio prezioso per l’isola e per gli studi scientifici sulla biodiversità. Secondo molti degli esperti, ora sarebbe importante concentrarsi sulla salvaguardia e sullo studio di questa popolazione relitta di mufloni. Questo ci aiuterà sicuramente a comprendere meglio le dinamiche di adattamento e di evoluzione di alcune specie animali diffuse nel bacino del Mediterraneo. Inoltre, questo tipo di animale può diventare una vera e propria attrazione anche per un pubblico di appassionati più ampio, diventando un importante stimolo per l’economia turistica locale.
Photo Credits:
Foto di Antranias per Pixabay
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