Il pomodoro da scasso e il cavolo torso: le antiche colture dell’isola del Giglio:
Si parla sempre più spesso di diversità biologica, o di biodiversità. Con queste espressioni si indicano la varietà di organismi viventi in tutte le loro forme e i loro ruoli nei loro specifici ecosistemi. Ogni individuo, infatti, contribuisce a suo modo all’equilibrio dell’habitat di cui è parte. L’Italia vanta un grandissimo patrimonio da questo punto di vista, sia per quello che riguarda le specie animali, che quelle vegetali. La questione della diversità biologica ha un ruolo di primo piano nell’agricoltura e nella cultura gastronomica del nostro paese. Sono tantissime le particolarità culinarie legate alle coltivazioni di uno specifico territorio. Le isole tirreniche sono esemplari da questo punto di vista. Rappresentano, infatti, dei piccoli grandi scrigni di biodiversità a cui si legano tanti usi e tradizioni differenti.
L’Isola del Giglio, ad esempio, si distingue per dei vegetali unici nel loro genere. Tra questi possiamo annoverare ortaggi come il “pomodoro da scasso” e il “cavolo torsolo”, un’antica varietà di rapa. Questi sono stati coltivati per secoli e secoli in piccoli orti ricavati nei terrazzamenti dell’Isola. Coltivare la terra su un’isola di piccole dimensioni non è mai stato semplice (approfondisci nel nostro articolo “Viticoltura eroica sull’isola del Giglio”): le risorse sono infatti limitate, il suolo è soggetto a un degrado più intenso. Eppure, alcune specie vegetali su questo suolo hanno trovato il loro habitat ideale, rappresentando nei secoli una sicurezza per gli abitanti dell’Isola. Si parla soprattutto di uva da vino (scopri i segreti del vino prodotto sull’isola del Giglio), di more, di corbezzoli, di fichi d’india, di prugne, di albicocche, di arance amare e, ovviamente, di pomodoro da scasso e di cavolo torso. Negli ultimi anni, tuttavia, la coltivazione del pomodoro da scasso e del cavolo torsolo ha visto una notevole diminuzione. Sono infatti sempre meno le persone che si dedicano attivamente all’agricoltura, anche sulle isole. Gli esperti hanno quindi lanciato un allarme: se smettiamo di coltivare specialità locali come il pomodoro da scasso e il cavolo torso, queste andranno perdute per sempre. Per questo, in molti si sono mossi per il recupero e per l’iscrizione nel Repertorio Regionale di queste due specialità.
Il cavolo torsolo, detto da molti “cavolo rapa” e definito dall’Accademia della Crusca, come “torso-torsolo”, ha un ruolo molto importante nella cultura e nella tradizione gigliese. A questo sono dedicate, infatti, persino diverse espressioni gergali e burlesche. Il cavolo torso cresce dentro la terra, o meglio nella “terrarella”. È con questo nome che viene chiamato il terreno friabile dell’isola. L’ortaggio era un alimento chiave per le famiglie contadine dell’isola, ovvero per quella che fino a pochi decenni fa era la maggior parte della popolazione locale. Tuttavia, per molti anni il cavolo torso è stato considerato un ortaggio povero, di cui si parlava molto limitatamente. Le cose hanno iniziato a cambiare intorno al 2006, quando Enrico Centurioni e altri appassionati hanno creato una cooperativa agricola locale, con l’intento di proteggere e promuovere diverse specie vegetali locali, insieme alle tradizioni culinarie a esse legate.
Anche il mondo dell’accademia negli ultimi anni ha contribuito in modo decisivo alla salvaguardia del pomodoro da scasso e del cavolo torsolo. La Scuola superiore sant’Anna di Pisa si è mossa per il censimento e la caratterizzazione morfologica di antiche coltivazioni locali, tanto orticole, che frutticole. Il tutto nella cornice del progetto della Banca del seme della Casa de Parco di Rio dell’Elba e nel catalogo dell’Orto dei Semplici Elbano dell’eremo di Santa Caterina.
Il recupero e lo studio di queste specie, infatti, vuole essere proprio un nuovo percorso scientifico, che mira a indagare in profondità le particolarità genetiche del patrimonio orticolo gigliese. In particolare gli studi sull’Isola del Giglio si estenderanno poi anche all’isola di Pianosa e di Capraia, in linea con gli studi già realizzati in precedenza sugli ortaggi dell’Isola d’Elba.
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Foto di StephanieAlbert per Pixabay
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