I relitti di Giannutri sono mete obbligate per gli appassionati di diving. Ben due navi mercantili colate a picco nei pressi di Punta Pennello riposano nel fondale sabbioso di Giannutri, circondate dalle posidonie e dalla fauna marina: cernie, aragoste e gronghi nuotano beatamente tra le lamiere. Due occasioni d’oro per fare qualche suggestivo scatto e curiosare, con la dovuta cautela, tra i resti delle due imbarcazioni. Una richiede un bel bagaglio d’esperienza, l’altra può essere affrontata con la dovuta assistenza anche dai meno esperti.
I relitti nei fondali di Giannutri, Nasim II e Anna Bianca:
Il Nasim II era una nave mercantile originaria di Panama, costruita negli anni ’50 e lunga circa 70 metri. Nel 1976 di schiantò contro gli scogli di Punta Pennello, di fronte al piccolo porto di Cala Maestra e colò a picco nel mare portandosi dietro le automobili che stava trasportando. Quelle stesse automobili si trovano ancora oggi adagiate al fondale marino a circa 60 metri, assieme al relitto della nave.
Immergersi alla ricerca del Nasim II è un’attività particolarmente impegnativa, riservata ai subacquei tecnici. Lì possono ammirare le eliche e la plancia di comando, fra cernie e aragoste che hanno preso “dimora” in questo affascinante relitto.
Una buona alternativa (per quanto comunque non consigliata ai neofiti) è rappresentata dall’itinerario lungo le numerose automobili, fra Fiat e Peugeot, sparpagliate sul il fondale sabbioso. Si può seguire la parete di posidonie e scendere lungo i diversi livelli della scarpata, trovando il cosiddetto “parcheggio”: i resti di una serie di veicoli incagliati disposti in fila.
L’Anna Bianca era una nave da carico costruita negli anni’20, lunga 46 metri e di nazionalità italiana. Nel 1971, durante una forte tempesta inaspettata, la nave perse il controllo e si schiantò anch’essa sugli scogli di Punta Pennello, affondando per una cinquantina di metri. Giace sul fondale a 100 metri dalla costa di Giannutri, sul versante nord di Cala Ischiaiola.
Questa immersione è decisamente meno impegnativa. Anche solo immergendosi in apnea dalla superficie si possono distinguere i contorni della nave: il fondale sabbioso e chiaro, assieme alla luce del Sole, rendono il relitto molto visibile già dai 35 metri. Proprio a quella profondità si trova la poppa della nave, adagiata sulla fiancata.
Procedendo lungo il relitto si nota che è stato spezzato in due tronconi. La parte di prua si trova a 50-52 metri di profondità, fra le lamiere accumulate dopo l’impatto violento contro gli scogli. Penetrare all’interno della sala macchine ad oggi è sconsigliato per via dell’intreccio di cavi che rende difficoltoso il passaggio. Quel che si può notare, tuttavia, è che all’interno del rudere hanno preso dimora gronghi e murene.
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Photo Credits
Foto di Guido and Carrara family da Flickr
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